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Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana

Istruzioni per lo spoglio dei testi di Dante, Petrarca e Boccaccio (primi di marzo 1590, stile fiorentino, ma 1591), autografo di Filippo de’ Bardi (detto l’Arido). ACF, Ms. 7bis

È la «scrittura», di mano dal letterato e canonico Filippo de’ Bardi (m. 1622), della quale si parla nel documento precedente e che reca ancora visibili negli angoli i segni dell’affissione «alla cattedra». Sono delle vere e proprie norme per lo spoglio degli autori per la preparazione del Vocabolario. Tra gli scrittori cui si attinge la lingua da porre a lemma si stabilisce una significativa gerarchia e i primi autori ad essere spogliati furono Dante nella Divina Commedia, Petrarca nel Canzoniere e Boccaccio nel Decameron. I criteri di scelta degli autori citati vennero stabiliti coerentemente al fine che i vocabolaristi si proponevano: mostrare e conservare la bellezza del fiorentino trecentesco.

«La fatica che dee fare ciasc[un]o Accad[emi]co per il vocabolario ha esser in questo modo: 1 Copiare una carta del Dec[amerone] del Boc[caccio], una di Dante, e una del Pet[rarca] per sett[ima]na, con questo ordine: 2 Piegare un foglio in 16 parti, e in ogni parte: Se copia il Boc[caccio], copiare un periodo intero, cioè da un punto maiuscolo a un altro, e, non entrando il periodo in una parte, trapassare copiando all’altra, e metter sotto Boc[caccio] Dec[amerone] G[iornata] n[ovella] e c[anzon]e; Se copia Dante, metta un terzetto per parte, se però il periodo non trapassasse al terzetto che segue, che in tal caso potrà mettere due terzetti insieme, ponendo sotto Dan[te] Inf[erno] o Pur[gatorio] o Par[adiso] c[ant]o e t[erzetto]; Se copia il Pet[rarc]a pigli ne’ sonetti un quatern[ari]o o un terzetto per facciuola, e nelle canzoni un periodo, e ne’ capitoli un terzetto, citando sotto Pet[rarca], s[onetto] o c[anzone], st[anza] o c[anzone] d’am[ore] o d’altro, t[erzetto]; 3 Guardare in ogni facciuola qual parola secondo l’ordine alfabetico dovrebbe precedere all’altre e farli un frego sotto, e se vi fusse due volte la med[esi]ma parola fregarla tutte a due le volte. 4 Tenere uno stratto per alfabeto, et in quello notare le parole che si fregano di mano in mano, per h[ave]re memoria delle parole che si sono fregate una volta, e non le fregare più, ma passare a un’altra parola, la più prossima secondo l’ordine dell’alfabeto, intendendo una volta per autore, che perciò si potrà nel suo stratto, quando si frega nel Boc[caccio] far un B., quando si frega poi la med[esi]ma parola in Dante farli a canto un D., quando nel Pet[rarca] un P. 5 Portare all’Accad[emi]a ogni tornata le copie fatte in detto modo, e disporle secondo l’ordine dell’alfabeto ne’ luoghi, che perciò saranno ordinati».



Ultimo aggiornamento: 02/09/2022